Leadership e PMI, il disruptive approach con la business coach Cristina Melchiorri

Pensa Decidi Agisci: La Leadership essenziale nelle PMI” è il nuovo libro di Cristina Melchiorri, imprenditrice, manager, docente di management, performance coach (ICF International certified).

Oltre ad aver studiato psicologia comportamentale, comunicazione e semiotica con Umberto Eco e management alla scuola di formazione dell’Olivetti, aver fondato una società di consulenza e formazione, Advanced Smart Solutions, dedicata alle persone e alle imprese “smart”, PMI, enti pubblici e aziende private, Cristina Melchiorri, da anni, collabora con A.P.I. ed è associata con la sua società di formazione, consulenza e coaching.

Dal 2020, ogni settimana, durante il ciclo di webinar “I martedì della community”, organizzati dal Servizio Comunicazione di A.P.I., incontra imprenditrici e imprenditori per allenare le capacità di leadership e di comunicazione efficace, valorizzare le qualità e i talenti professionali e personali di ciascuno.

A.P.I. News ha incontrato l’autrice di “Pensa Decidi Agisci: La Leadership essenziale nelle PMI” per parlare del nuovo libro (anche in formato ebook) e di cosa vuol dire essere imprenditrici, imprenditori, manager delle PMI in un contesto strutturalmente instabile.

Durante i webinar A.P.I., spesso afferma che “Pensa-decidi-agisci è il pilastro della Leadership”. Per chi guida una PMI questo cosa significa?

«Il mondo oggi è complesso, instabile e veloce. Viene chiesto a tutti noi, e soprattutto a chi guida un’impresa, di pensare con lucidità, prendere decisioni rilevanti per il nostro business e agire con determinazione ed efficacia. Questa pubblicazione sintetizza i passi fondamentali che stanno compiendo le grandi aziende globali per essere competitive con il mercato e il mondo di oggi, che valgono anche per le PMI italiane».

In un panorama caratterizzato da alti costi delle materie prime e di produzione, da innovazione tecnologica incalzante, da risorse limitate, dalla difficoltà di trovare figure professionali in linea con le proprie esigenze, cosa possono fare le PMI per essere competitive?

«Chi guida una PMI oggi dovrebbe in primo luogo allenare il pensiero strategico. Cioè, immaginare la propria impresa non come è oggi ma come sarà fra tre anni. Valutare qual è la distanza fra dove si vuole arrivare e la situazione attuale del proprio business. Fare una specie di check-up della propria azienda sotto il profilo della presenza sui mercati, dei prodotti e servizi, dell’innovazione tecnologica e dell’assetto digitale, dell’organizzazione del lavoro, della tipologia di risorse umane presenti in azienda, in particolare nelle aree strategiche, cioè quelle più vicine al business. E avere il coraggio di un disruptive approach, cioè, di ripensare il proprio business da zero, come se non ci fossero vincoli e decidere quali aree valorizzare ulteriormente e dove tagliare le ridondanze e le inefficienze, inevitabili in qualunque impresa dopo qualche anno di attività.  Quello che oggi le PMI italiane non si possono permettere è un approccio inerziale. Che significa lasciare andare la macchina aziendale come si è sempre fatto in passato, per non avere il coraggio di guardare con occhi nuovi e di modificare le cose concretamente, decidere poi agire. Qualunque decisione deve essere messa in pratica. Altrimenti non è una vera decisione».

Come creare valore e al tempo stesso valorizzare le persone dell’impresa?

«I più diretti collaboratori, quelli più vicini all’azione possono mostrare a chi guida l’azienda alcune potenziali criticità e proposte di miglioramento che chi è al vertice, cioè più lontano dall’azione, può non vedere con la stessa chiarezza. Riflessioni in chiave di disruptive approach vanno fatte non nel silenzio del proprio ufficio direzionale, ma insieme ai riporti diretti, cioè quelle 3 o 4 figure di riferimento che costituiscono un nucleo ristretto con cui confrontare strategie e costanti miglioramenti dell’organizzazione e del modo di lavorare. Cioè, costruire un vero e proprio team. Naturalmente le prerogative di decisione sui nodi strategici restano in capo all’imprenditore o all’imprenditrice. Queste non sono delegabili».

Su quali valori imprenditrici e imprenditori devono lavorare per costruire il futuro? Quanto è importante investire sulla sostenibilità?

«Molti pensano che la sostenibilità sia un lusso di quando le cose funzionano al meglio. In realtà non è così. Nell’approccio disruptive la sostenibilità è una specie di “occhiali nuovi” con cui guardare il nostro business per renderlo sostenibile non solo sotto il profilo ambientale ma anche economico, sociale e anche emotivo».

Essere donna, imprenditrice e leader, cosa significa?

«Non è una novità che a noi donne viene richiesto di essere al tempo stesso ottime imprenditrici, manager, professioniste e al tempo stesso saper gestire brillantemente la nostra famiglia, la nostra casa, le relazioni sociali. A volte è un carico di aspettative troppo elevato per le donne. Un macigno che sta sulle nostre spalle. Per questo serve condividere le responsabilità, in ogni ambito e contesto: nelle scelte imprenditoriali, nel lavoro, in azienda e naturalmente in famiglia. Siamo lontani da questa prassi. Ma non per questo dobbiamo smettere di considerarla una meta cui tendere».

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