Il mismatch tra la ricerca delle aziende e la disponibilità delle figure professionali è un annoso problema del mercato del lavoro che colpisce le imprese, depaupera il territorio e l’economia e, troppo spesso, non permette ai più giovani di scoprire la ricchezza delle PMI.
Per far fronte alla richiesta delle imprese anche di giovani che possano portare nelle PMI nuove competenze, A.P.I. da tempo sta facendo da trait d’union tra gli attori economici e istituzionali del territorio e ha dato vita al progetto “Anche io Lavoro per una PMI”.
I traguardi sui match raggiunti dall’Associazione, negli scorsi mesi, sono stati tanti.
Uno di questi, l’inizio della collaborazione, presso l’associata Tecnolegno Allestimenti Srl, di uno studente che l’imprenditore dell’azienda di Cormano ha conosciuto durante l’evento “It’s a Match” organizzato dal Master in Design the Digital Strategy, POLI.design, del Politecnico di Milano a cui A.P.I. partecipa da qualche anno.
A.P.I. News, ha voluto far raccontare questo caso di successo proprio dai protagonisti: Giovanni Vita, imprenditore di Tecnolegno Allestimenti e Tommaso Guglielmetti, studente del Master.
Abbiamo chiesto a Giovanni Vita, imprenditore di Tecnolegno Allestimenti, cosa l’ha colpito di Tommaso Guglielmetti durante l’evento.
«I giovani hanno tutti una marcia in più perché sono il futuro e rappresentano l’eternità dell’umanità e di conseguenza delle imprese. Al Master ho incontrato tanti giovani, tutti meritevoli di avere un’opportunità e, durante l’evento, abbiamo sviluppato un progetto in poche ore con entusiasmo e di qualità. Avrei assunto tutti i partecipanti se avessi potuto!
Di Tommaso mi ha colpito l’entusiasmo, il sorriso giocoso che celava la consapevolezza di chi sa che, in quelle poche ore, viene misurato, la forza dell’energia controllata nell’esposizione e nell’affrontare il progetto dato, l’autocritica, l’equilibrio, la curiosità nell’affrontare il tema, nell’attenzione verso i colleghi.
Non potevamo non accettare la sfida e non offrire una opportunità ad almeno uno degli studenti che hanno partecipato».
Perché Tecnolegno, da anni, ha iniziato una serie di collaborazioni con gli istituti tecnici del territorio per dare spazio ai giovani in azienda?
«Io ho avuto la fortuna di collaborare con dei Maestri d’Arte e con degli imprenditori oserei dire illuminati, che sono riusciti a farmi innamorare del mio mestiere e dell’arte della falegnameria, mi hanno spinto a studiare, ad evolvermi, a sognare fino a farmi diventare un imprenditore, pur non essendo figlio di imprenditori.
Penso che l’azienda sia “della azienda”, quindi delle persone che ne fanno parte, che la vivono, che ne sono la spina dorsale, il cuore pulsante, la mente…
C’è stato un periodo storico dove per scelte improprie – da parte di tutti, dal legislatore e anche un po’ da parte di noi imprenditori – abbiamo allontanato i giovani dal lavoro nel settore produttivo. Il legislatore ha commesso errori che pagheremo ancora per anni, dal nostro lato, noi imprenditori, imprigionati in vincoli e burocrazia, abbiamo un po’ perso fiducia anche nel sistema e di conseguenza anche la capacità di contribuire a fare innamorare i giovani del nostro mestiere e del settore manifatturiero.
Tecnolegno è da sempre un’azienda radicata sul territorio, ma con vocazione internazionale, infatti ha ì sedi all’estero, e opera con una forte tradizione di qualità e di internazionalizzazione dei mercati. L’esistenza stessa è legata ai giovani talenti, ai tanti “Tommaso”, che affrontano i mercati e le strade del mondo con occhi e menti curiose, aperte al confronto e alla ricerca, alla contaminazione.
Il connubio scuola impresa è essenziale, indissolubile ed è l’unica strada percorribile per creare lavoro di qualità, lavoro gratificante, lavoro remunerato».
Che prospettive ci sono per i neolaureati e neodiplomati nella vostra realtà?
«Oggi le aziende grandi o piccole sono organizzazioni molto complesse difficili da gestire, l’imprenditore non può essere un tuttologo, non possiamo essere preparati e costantemente aggiornati su tutto e di conseguenza l’azienda ha necessità di professionalità molto eterogenee a volte con professionalità che solo dieci anni fa non avremmo neanche lontanamente immaginato di integrare.
A tale proposito, investiamo molto sulle giovani professionalità: per anni siamo stati una “mosca bianca” con il nostro fare, infatti, è certamente rischioso formare un giovane neolaureato o neodiplomato. Abbiamo però il dovere di offrire delle opportunità ai giovani e di conseguenza all’azienda stessa. Solo tra settembre e oggi, sono entrati a far parte dell’organico 6 giovani talenti, considerando giovani laureati e giovani diplomati, ognuno con caratteristiche e formazione diversa ma accolti nei vari settori dell’azienda».
Parola ora a Tommaso Guglielmetti che ci racconta la sua esperienza.
Avresti mai pensato di “trovare un lavoro” attraverso una testimonianza al master di un’Associazione di imprenditori?
«Certo che no, ma più maturo esperienza nel mondo del lavoro (e non), più mi rendo conto di quanto le relazioni nascano in maniera del tutto casuale e inaspettata. È il motivo per cui cerco di crearmi quante più occasioni di networking possibile e per cui mi sono sempre più allontanato dai canali di reclutamento canonici. L’80% dei clienti che ho ad oggi provengono da amicizie, rapporti professionali e altri tipi di conoscenze, dirette o indirette».
Una curiosità: conoscevi A.P.I. e il lavoro di un’Associazione di imprenditori?
«No, ma ho avuto modo di scoprire una realtà davvero valida e interessante. Vedo che molto spesso le PMI sono (comprensibilmente direi) fortemente concentrate sulla loro attività e difficilmente cercano di creare legami solidi e diffusi per fare forza comune con realtà simili a loro.
Sono certo che avere la possibilità di fare parte di un’Associazione come la vostra rappresenti un valore aggiunto per gli imprenditori».
Di cosa ti occupi per Tecnolegno e quale contributo in termini di innovazione stai dando all’azienda?
«Ho preso in carico tutta la comunicazione digitale del brand e mi occupo di diffondere nel modo migliore possibile quello che Tecnolegno realizza quotidianamente. Cerco soprattutto di
trasmettere, anche ai più giovani, il forte credo che l’azienda ha dentro di sé e che la rende così unica rispetto ai competitor. La sfida più grande è sicuramente quella di declinare un brand molto istituzionale e B2B in un linguaggio che possa arrivare ai giovani e, in generale, a tutti, non solo agli addetti ai lavori».
Secondo te qual è la marcia in più che una PMI ha rispetto a una grande azienda e cosa offrire ai giovani?
«Indubbiamente l’atmosfera “famigliare” e le maggiori opportunità di costruire un percorso formativo, personale e professionale unico, di cui solo tu potrai vantarti. Camminando nei capannoni di Tecnolegno ho trovato persone appassionate, modeste e accoglienti. Non si respira quell’aria tesa e minacciosa tipica di una grande azienda, dove l’umore è guidato quasi esclusivamente dal risultato e dall’efficienza. In Tecnolegno sembra davvero di stare ancora in una bottega di artigiani che non rincorrono il tempo, ma rincorrono un sogno: il sogno di realizzare ogni volta un pezzo unico, nella maniera migliore, condividendo errori e traguardi».
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